“Se ci chiediamo il motivo per cui la Professione Infermieristica è ancora all’anno zero sulla strada di un’effettiva valorizzazione, la risposta è il demansionamento: demansionare un infermiere è illecito, illegale, illegittimo, è abuso del potere imprenditoriale, è causa di danno all’immagine e di perdita economica per ogni infermiere demansionato”.
Sono queste le parole di Enrico Virtuoso, segretario territoriale del Nursind Palermo, che ha parlato di demansionamento durante il convegno tenutosi all’ospedale Papardo il 24 settembre scorso ed organizzato dalla segreteria territoriale Nursind Messina.
Hanno partecipato in qualità di relatori Enrico Virtuoso ed Agata Cocco, rispettivamente segretario territoriale e segretario amministrativo NurSind di Palermo, l’avv. Dedalo Pignatone legale del Nursind di Palermo e di Trapani, e la Dr.ssa Loredana Titone, psicoterapeuta che ha approfondito dal punto di vista psicologico la tematica.
“In sostanza- afferma Enrico Virtuoso- il demansionamento è figlio delle carenze del SSN (sopratutto delle carenze di organico) e della miope scelta da parte dei governi, sia nazionale che regionale, di sotto-finanziare e tagliare il sistema per garantirne la sostenibilità economica avallata da sigle sindacali e da organi di rappresentanza professionale; il demansionamento attacca le basi della professione e pone in discussione l’esistenza stessa dell’infermieristica come professione relegandola ai margini dell’intero sistema sanitario, e i responsabili di questo saremo noi infermieri, soprattutto quelli che ricoprono un ruolo di potere nel management aziendale, nel sindacato, nelle università e nell’IPASVI”.
Secondo Virtuoso quindi continuando di questo passo avremo meno ospedali, meno reparti, meno servizi territoriali, con sempre meno infermieri, meno supportati da personale OSS, sfruttati e sottopagati, con meno diritti e meno rilevanza sociale.
Il segretario amministrativo Nursind Palermo, Agata Cocco, ha invece relazionato sul ruolo dell’articolo 49 del Codice Deontologico.
“E’ mio parere- afferma la Cocco- che questo contestatissimo articolo del nostro Codice deontologico è la summa di una Federazione IPASVI che dice e non dice, che si pone di fronte al problema demansionamento in una posizione ambigua e superficiale, che non ha mai detto chiaramente come la pensa su questo punto lasciando le istituzioni, gli stessi infermieri e anche i tribunali nel più totale libero arbitrio, nel caos interpretativo e nella confusione. Appare chiaro fin dalla prima lettura, che esso è scritto male, non ha un senso logico, è deontologicamente impresentabile e giuridicamente inapplicabile. Che poi lo svolgere sistematicamente anche attività di categorie contrattualmente inferiori e definite per legge sia demansionamento lo dice il semplice buon senso, come il fatto che ciò pregiudichi irrimediabilmente il mandato professionale; ben il 55-60% degli infermieri intervistati in un recente studio dichiara di svolgere sistematicamente anche attività di queste categorie oltre alle proprie; l’articolo 49 va dunque cancellato o riscritto”.
“Il comportamento illecito delle Amministrazioni nel caso di demansionamento infermieristico è sempre attaccabile – ribadisce Dedalo Pignatone Legale del Nursind di Palermo e di Trapani – quando le continue segnalazioni da parte degli infermieri e del sindacato non sortiscono alcun effetto e le stesse amministrazioni si mostrano sorde alle legittime aspirazioni degli infermieri; ogni infermiere demansionato ha il diritto di rivolgersi al giudice chiedendogli di ripristinare una situazione di legalità e che gli venga risarcito il danno patrimoniale e non patrimoniale ingiustamente procuratogli”.
“Gli Infermieri decidano quando vogliono diventare adulti e cosa vogliono fare da grandi – lo dice Loredana Titone Psicoterapeuta che ha approfondito la tematica del demansionamento professionale – le conseguenze del demansionamento sulla salute psico-fisica degli infermieri che sono o si sentono demansionati sono gravi ed incalcolabili; rabbia, paura, frustrazione, risentimento, impotenza sono le emozioni prevalenti, emozioni forti che alla lunga distruggono l’Io professionale di un infermiere tanto che intere generazioni di professionisti sono state bruciate sull’altare dell’efficienza organizzativa e del risparmio gestionale, le future generazioni già corrono un serio rischio in tal senso”.
Serena Sframeli